Giovedì, 25 Novembre 2010 21:19

Festa della Toscana 2010. Giornata di studio sulla religiosità e il mondo contadino

Scritto da  Gerardo

Il C.I.S.Re.Co. con il contributo della Regione Toscana, per la Festa della Toscana 2010, presenta:
La Toscana nella costruzione dell'identità nazionale. Religiosità e mondo contadino. Giornata di studio.
San Gimignano (Siena), Sala Tamagni, Via San Giovanni 38, 26 novembre 2010
Nel seguito puoi leggere gli abstract e le schede dei relatori di alcuni degli interventi in programma.


Giovanni Cipriani: Il Risorgimento e l’opposizione cattolica

L’elezione di Pio IX, nel Giugno 1846, fu accolta con grande entusiasmo ed in un crescendo di note positive si giunse alla concessione della guardia Civica nel 1847 e della Costituzione nel 1848. La Chiesa pose, a questo punto, le prime resistenze. Nello Statuto ebrei e protestanti godevano degli stessi diritti dei cattolici romani e ciò apparve inammissibile. La prima Guerra di Indipendenza creò le premesse per un reale mutamento di prospettiva politica e Pio IX, il 29 Aprile 1849, si distaccò nettamente dal movimento patriottico. L’uccisone di Pellegrino Rossi rese il clima insostenibile ed il pontefice lasciò Roma, dove venne presto creata una Repubblica. Con la sconfitta piemontese nel 1849 e l’abdicazione di Carlo Alberto solo Vittorio Emanuele II mantenne viva in Italia la causa risorgimentale e la politica di Torino finì per confliggere con quella papale. L’approvazione della Legge Siccardi, nel 1850, che toglieva agli ecclesiastici numerosi privilegi, come quello del foro, fu un campanello di allarme e la Chiesa reagì con un ‘opera dirompente: Dei pericoli presenti nella società, realizzata dal Vescovo di Esebon, Luquet.Pio IX stabilì presto rapporti strettissimi con l’Austria di Francesco Giuseppe e nel 1854, l’8 Dicembre, giunse alla proclamazione del dogma della Immacolata Concezione. Torino reagì con la Legge Rattazzi che determinò la soppressione, nel Regno di Sardegna, di Agostiniani, Carmelitani, Certosini, Cistercensi, Olivetani, Minori, Passionisti, Domenicani, Servi di Maria, Filippini. Il concordato firmato da Pio IX e da Francesco Giuseppe nel 1855 cementò ulteriormente l’alleanza fra Roma e Vienna e pose le premesse per una più dura opposizione nei confronti di Torino. Nel 1857 il pontefice intraprese un lungo viaggio per rafforzare la propria immagine sovrana ed un sacerdote, Giacomo Margotti, attaccò duramente i Savoia con un volume denso di impegno politico: Le vittorie della Chiesa nel primo decennio di pontificato di Pio IX. - Torino stava giungendo ad accordi con Parigi e Londra. Un nuovo conflitto era nell’aria e si arrivò presto alla seconda Guerra di Indipendenza. La Chiesa era in allarme. Il trionfo di ebrei, protestanti, massoni appariva gravissimo e nel 1860 tutti gli sforzi furono concentrati nel tentativo di far fallire il plebiscito in Toscana ed in Emilia Romagna. Soprattutto i vescovi furono attivi in tal senso ma la schiacciante vittoria del voto per l’unione al Piemonte di Vittorio Emanuele pose fine a molte speranze.

GIOVANNI CIPRIANI
Nato a Firenze il 13 Febbraio 1949, Laureato in Filosofia, Professore Associato di Storia Moderna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze, titolare degli insegnamenti di Storia Moderna e di Storia della Toscana nell’Età Moderna. Presidente del Centro di Cultura per Stranieri dell’Università degli Studi di Firenze. Rappresentante del settore Storia Moderna nella Giunta del Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell’Università degli Studi di Firenze. Membro della Deputazione di Storia Patria per la Toscana, dell’Accademia dei Georgofili, dell’Accademia Italiana di Storia della Farmacia, dell’Accademia dei Sepolti di Volterra, dell’Accademia degli Euteleti di S. Miniato al Tedesco, dell’Accademia Medicea di Firenze, della Società Italiana di Storia della Medicina, della Società Italiana di Studi sul Secolo XVIII, della International Society for Eighteenth Century Studies, della Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna, della Società Toscana per la Storia del Risorgimento, del Centro di Studi Storici di Psicoanalisi e Psichiatria, dell’International Association for Art and Psychology, dell’Associazione Internazionale Medicea per la Protezione delle Arti, delle Scienze e delle Lettere.Studioso di storia della cultura e delle idee, negli ultimi anni ha dedicato particolare attenzione al rapporto salute-malattia in Italia, fra il tardo Rinascimento e il XIX secolo. Costante è stato poi l’interesse rivolto al pensiero politico ed all’antiquaria fra Cinquecento e Ottocento, in piena continuità con studi precedenti, incentrati sulla Controriforma, sulla Restaurazione, sul Risorgimento e sulle valenze ideologiche dell’etruscologia e dell’egittologia. Fra i suoi lavori possono essere ricordati i volumi:
1) Il mito etrusco nel Rinascimento fiorentino, Firenze, Olschki, 1980 - 2) Guillaume Postel e il De Etruriae regionis originibus, Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche, 1983 - 3) Gli obelischi egizi. Politica e cultura nella Roma barocca, Firenze, Olschki, 1993 - 4) Il trionfo della ragione. Salute e malattia nella Toscana dell’Età Moderna, Firenze, Nicomp, 2005 - 5) Michele Sardi. Le memorie e l’archivio di un filolorenese, Firenze, Nicomp. 2007 - 6) La mente di un inquisitore. Agostino Valier e l’Opusculum De cautione adhibenda in edendis libris (1589-1604), Firenze, Nicomp, 2008.


Filippo Marranci: Aspetti di un canzoniere contadino

Un percorso guidato di ascolto e visione di alcuni materiali facenti parte l’Archivio audio-video dell’Associazione La leggera con interventi dal vivo.
A cura di Filippo Marranci e del Centro di Ricerca e Documentazione sulla Cultura Orale di Rufina (Firenze) e con la partecipazione di Barbara Carboni.
L’Archivio audio-video del Centro di Ricerca e Documentazione sulla Cultura Orale dell’Associazione La leggera a Rufina vanta ad oggi 1.860 documenti sonori e circa 250 interviste video, per la maggior parte lezioni inedite in quanto frutto delle ricerche sul campo. La sequenza di documenti proposta cercherà di indagare la relazione con il religioso dei mezzadri in Val di Sieve, nel loro piccolo rappresentativi della cultura mezzadrile toscana in genere. Il punto di vista è limitato ma interessante, perché è quello di una ricerca a taglio etnomusicologico e in senso più ampio storico-antropologico. I documenti sono montati come in una sorta di documentario la cui visione sarà alternata da commenti parlati e cantati. Si tratta di testimonianze che vanno dai canti per la Settimana Santa ad alcune feste tradizionali specifiche, dai contrasti in ottava rima alle preghiere e filastrocche di tradizione familiare. A conclusione del percorso Filippo Marranci, insieme a Barbara Carboni, proporranno alcune sonate tradizionali con organetto e “nacchere toscane”.

FILIPPO MARRANCI
Vive e lavora in Val di Sieve (Firenze). È fondatore dell’Associazione Culturale La leggera che dal 2001 fa ricerca, documentazione e pratica della cultura immateriale di origine contadina e artigiana in Val di Sieve, Casentino e parte del Valdarno Superiore. Per la stessa associazione è ricercatore e co-direttore, con il musicologo ed etnomusicologo Marco Magistrali (responsabile scientifico), del Centro di Ricerca e Documentazione sulla Cultura Orale di Rufina. Ha recentemente curato l’edizione del CD-audio: “Benvenuto ‘un t’aspettavo! Pasqualina Ronconi: canterina, pastora, mezzadra e casalinga nella Valle del Sasso”, Nota, Udine 2009. A fianco dell’attività di ricerca è cantore con un repertorio di canti specifico, suonatore di “nacchere toscane” e conduttore di laboratori sul canto tradizionale.


Leonardo Rombai: Il paesaggio toscano dell’Ottocento

Tra Settecento e Ottocento, come ancora tra Ottocento e Novecento, la Toscana era un paese rurale in gran parte controllato dalla grande proprietà urbana che dai tempi tardo-medievali o moderni aveva organizzato l’economia agricola mediante due sistemi radicalmente differenziati: quello della relativamente evoluta mezzadria poderale (diffuso nelle aree piano-collinari densamente popolate e ben polarizzate dalle città), basato sul seminativo arborato (con viti e olivi) e su piccole aziende familiari di coloni insediati in case isolate, in parte riunite in fattorie di medie o rilevanti estensione; e quello dell’arcaico latifondo cerealicolo-pastorale (che occupava le acquitrinose, malariche e semispopolate aree piano-collinari costiere specialmente delle Maremme di Pisa-Livorno e Grosseto), incentrato su tenute di centinaia o migliaia di ettari, solo in parte utilizzate grazie soprattutto alle forti migrazioni stagionali di pastori, lavoratori forestali e operai generici dalle zone montane.
Le montagne dell’Appennino e dell’Amiata erano invece per lo più organizzate su comunità paesane di piccoli proprietari coltivatori che provvedevano alle coltivazioni cerealicole di sussistenza e a quella più importante del castagno, all’allevamento del bestiame e alle lavorazioni del bosco, integrabili con i proventi dell’emigrazione stagionale in Maremma.
Nel corso del XIX secolo, sotto la spinta della crescita demografica e delle riforme liberistiche avviate (con tanto di realizzazione di moderne strade e ferrovie) dai Lorena, ragguardevoli processi di bonifica nelle piane interne e costiere, di diboscamento e dissodamento di incolti, di introduzione di innovazioni tecnico-agronomiche produssero la notevole avanzata del ‘bel’ paesaggio del podere a mezzadria e della fattoria appoderata anche verso l’Appennino (che peraltro subì negativamente gli effetti dei diboscamenti e dell’eliminazione dell’antico sistema dei beni comuni e degli usi civici) e verso la Maremma (ove la persistenza della malaria fino ai primi del Novecento frenò lo slancio di tale pratica di territorializzazione). Ne derivarono la costruzione di nuove ville-fattorie e soprattutto di migliaia di case coloniche per lo più d’impianto razionalistico-rinascimentale e la dilatazione e l’infittimento delle tradizionali colture della vite, dell’olivo e del gelso e l’introduzione di nuove colture industriali (tabacco, barbabietola, mais, foraggere, grano marzuolo per l’industria della paglia, ecc.).

LEONARDO ROMBAI
Dipartimento di Studi Storici e Geografici – Facoltà di Lettere e Filosofia – Università degli Studi di Firenze – Via San Gallo 10 – 50129 Firenze (tel. 0552757935 – fax 055 219173 – e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Laureato in Lettere, insegna dal 1976 discipline geografiche nell’Università di Firenze. Nel 1982 professore associato, dal 1994 è ordinario di Geografia (attualmente insegna Geografia Storica) nella Facoltà di Lettere e Filosofia.
Dal 1973 è autore di circa 350 titoli scientifici (fra libri scritti e/o curati, articoli e note), e di innumerevoli prefazioni, recensioni, notizie e segnalazioni bibliografiche.
Nella ricerca ha privilegiato, e privilegia tuttora, i campi d’indagine relativi alla storia della geografia, dei viaggi e della cartografia, e alla geografia storica applicata alle tematiche paesistico-ambientali e territoriali (anche in funzione delle politiche di pianificazione e della tutela/valorizzazione del patrimonio naturale e culturale), con speciale riguardo per la Toscana.
Larga parte della sua attività scientifica e didattica extra-universitaria si correla alle diffuse richieste di sapere che partono dalla società: frequenti, infatti, sono i rapporti di collaborazione con enti locali, scuole ed istituzioni scolastiche, università "popolari" o "dell'età libera", archivi e biblioteche, accademie e associazioni ambientaliste, categorie professionali e altri organismi pubblici e privati.
Già direttore dell’Istituto Interfacoltà di Geografia e membro della giunta del Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell’Università di Firenze, da vari anni è vice presidente della Società di Studi Geografici e condirettore della “Rivista Geografica Italiana”, fa parte della Deputazione di Storia Patria della Toscana, del consiglio direttivo del Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici, del comitato scientifico della “Rivista di Storia dell’Agricoltura”, del Museo della Città e del Territorio di Monsummano Terme, della Tenuta Presidenziale di San Rossore, del CEDIP (Centro di Documentazione Parchi) di Villa Demidoff/Pratolino, del Centro di Studi Romei, del Centro di Studi Chiantigiani “Clante”, della Società Storica Maremmana. E’ presidente del Corso di Laurea in Studi Geografici e Antropologici e della sezione fiorentina di Italia Nostra.


Mario Caciagli: La Toscana mezzadrile postunitaria

Nel 1861 la Toscana era una regione prevalentemente agricola. Tale sarebbe rimasta fino agli anni Cinquanta del XX secolo. Nel novero degli occupati nell’agricoltura i mezzadri sono sempre stati quasi il 60%.
Il sistema mezzadrile, nato nel Medio Evo, prevedeva una suddivisione dei prodotti del “podere” fra il proprietario e il contadino. La maggior parte dei poderi faceva parte di grandi fattorie che appartenevano all’aristocrazia e all’alta e media borghesia urbana. Il sistema non fu minimamente scalfito dalla nascita del Regno d’Italia.
L’11 e 12 marzo 1860 i contadini, guidati dai fattori, erano stati portati a votare per il plebiscito che fece registrare il 73,3% di affluenza alle urne. Ma la legge elettorale, così come la nuova del 1882, avrebbe escluso i contadini dal diritto di voto.
Il mondo delle campagne toscane rimase nei decenni successivi all’Unità chiuso, autoreferente, impermeabile ai mutamenti economici, sociali e politici. La sottomissione dei mezzadri alle elite tradizionali rimase pressoché completa. Così la loro fedeltà ad una religione diffusa, anche se praticata sempre meno dagli uomini. La Chiesa contribuì al mantenimento di una struttura sociale organicistica.
La mezzadria, forma originale di associazione fra capitale e lavoro, veniva giustamente considerata un grande ammortizzatore sociale. I criteri gerarchici dell’organizzazione della vita sociale, a cominciare dalle famiglie, contribuivano al mantenimento della pace sociale. Le rigide regole, antiche di secoli, garantivano un mondo ordinato e tranquillo.
Dopo le prime, poche, agitazioni sindacali all’inizio del secolo, i mezzadri scoprirono dopo il 1918 la politica e lottarono con qualche successo per la revisione dei patti colonici. Fecero così loro ingresso nel sistema politico, ma il sistema si trasformò subito in una dittatura che annullò le loro recentissime conquiste.

MARIO CACIAGLI
Insegna Politica Comparata nella Facoltà di Scienze politiche di Firenze. In precedenza ha insegnato nella stessa facoltà di Catania e di Padova ed è stato professore visitante in vari atenei europei. Accanto agli studi politologici ha coltivato quelli di storia locale, in particolare della Toscana.
Fra le sue recenti pubblicazioni: Regioni d’Europa. Devoluzioni, regionalismi, integrazione europea, Il Mulino, Bologna 20062; Il clientelismo politico. Passato, presente e futuro, Di Girolamo, Trapani 2009; (con Massimo Carrai), San Miniato 1944-1946: la nascita della democrazia repubblicana, Titivillus, Corazzano (Pisa), 2010.


Riccardo Albani: L’archivio storico sul religioso del CISRECO di San Gimignano

La relazione analizza la composizione dell' Archivio di don Luigi Rosadoni (1928-1972), di recente acquisizione da parte del Centro. L'importanza di questo archivio è data dalla personalità di Rosadoni, giovane parroco della Nave a Rovezzano, alla periferia di Firenze, e fondatore di una piccola comunità, all'interno della quale ha elaborato una riflessione critica sulle carenze della chiesa, a suo parere troppo verticistica e burocratizzata, tanto da soffocare la creatività di ogni singolo credente. Anche se la sua breve esistenza non gli ha consrtito di elaborare una teologia compiuta, le numerose cartelle presenti nel suo archivio, dove si trovano le letture bibliche della sua comunità, ci presentano numerose riflessioni (povertà della chiesa, necessità che la fede non separi dagli altri, anche non credenti, distinzione tra fede e politica, critica ai compromessi della chiesa con le potenze del mondo), che sono ancora oggi capaci di farci intendere l'attualità di un ripensamento critico della realtà della chiesa.

RICCARDO ALBANI
Ha insegnato Storia della Chiesa presso il Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell'Università di Firenze. Ha studiato la nascita del movimento cattolico in Italia e l'elaborazione di una opposizione intransigente al moto risorgimentale.Tra i suoi interessi anche il periodo della Seconda Scolastica, ed in particolare la teologia politica di Roberto Bellarmino.In tempi più recenti si è occupato del movimento teologico-politico della Controrivoluzione, approfondendo il pensiero di Joseph de Maistre. Attualmente i suoi interessi si sono rivolti in prevalenza ai temi della laicità, con particolare attenzione al nodo teoretico della libertà di coscienza.


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